26 Aprile 2024
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Di parità e di mondiali

Di parità e di mondiali

L’Ufficio federale di statistica ha recentemente pubblicato i risultati dell’analisi del divario salariale tra uomini e donne: in due anni (dal 2018 al 2020) il valore è diminuito leggermente dal 19% al 18%. Ciò significa che, nel 2020, le donne guadagnavano mediamente il 18% in meno rispetto ai loro colleghi uomini. Queste disparità sono in parte riconducibili a motivi oggettivi (formazione, anni di esperienza professionale, funzione gerarchica) ma secondo l’UFS circa la metà di queste differenze salariali resta inspiegabile. I dati mostrano inoltre che più della metà delle persone alla base della piramide salariale sono donne, mentre ai vertici della piramide troviamo una maggioranza di uomini. Nulla di sorprendente. L’analisi evidenzia anche che nel settore privato il divario salariale è rimasto invariato mentre nel settore pubblico la situazione è migliorata. Stupisce tuttavia che in quest’ultimo, tradizionalmente caratterizzato da una regolamentazione anche per quanto riguarda le retribuzioni, queste differenze sussistano. Il tema non è nuovo e, fortunatamente, negli ultimi anni non sembra più essere un tabù. Cosa possiamo dunque fare per accelerare il processo di parificazione dei salari e per fare in modo che ad uno stesso lavoro corrisponda uno stesso salario? Strumenti come la Carta per la parità salariale nel settore pubblico o l’obbligo per le aziende con più di 100 dipendenti di effettuare un’analisi della parità salariale possono venire in aiuto (facendo tuttavia attenzione a non pesare eccessivamente in termini di onere burocratico). Bisogna però soprattutto insistere nel promuovere un cambiamento di paradigma, con il sostegno e con la collaborazione di tutti, nell’interesse degli uomini, delle donne e dell’intera società. Le nuove generazioni sembrano mostrare una maggiore sensibilità verso questo tema e dobbiamo quindi perseverare con la convinzione di essere sulla strada giusta.

Permettetemi infine una diversione calcistica. La partita Germania – Costa Rica è stata arbitrata da Stéphanie Frappart, la prima donna della storia ad aver arbitrato una partita di un mondiale di calcio. Ad assisterla c’erano altre tre donne e ciò significa una conduzione della partita affidata ad una quaterna tutta femminile. In un servizio televisivo l’allenatore della Germania ha dichiarato di aver totale fiducia nella direttrice di gara: questo fa supporre una domanda specifica da parte dell’intervistatore sul fatto che ad arbitrare l’incontro ci sarebbe stata una donna. Mai sapremo se la presenza di arbitri donne a questo mondiale sia stata una mossa per contrastare (o alimentare?) le numerose polemiche sorte attorno a questa manifestazione. Tuttavia possiamo considerare la loro presenza come un passo avanti, un segnale importante a favore della “giusta causa”, ma solo a condizione che il loro compenso sia analogo a quello dei colleghi uomini!

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Autore

Luisa Tettamanti