17 Aprile 2024
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Giovani si, sprovveduti anche NO!

Giovani si, sprovveduti anche NO!

Noi siamo Care!

Sono un giovane che sta studiando per diventare infermiere. Per me la cura, in senso lato, è qualcosa di molto importante e cerco di mettercela in qualsiasi cosa che faccio. In inglese cura si dice Care: nel mondo giovanile americano Care è il motto intraducibile degli studenti migliori, ossia: “me ne importa, mi sta a cuore”. L’esatto contrario del “me ne frego”. Ecco io penso che noi giovani siamo Care.

Oggigiorno si discute molto sugli atteggiamenti dei giovani. Le conclusioni di questi ragionamenti però, purtroppo, finiscono spesso per limitarsi a generalizzazioni che mettono in mostra eccessivamente aspetti negativi. La realtà giovanile è molto variegata. Ho la fortuna di conoscere moltissimi giovani che si impegnano e che hanno voglia di sapere, capire, imparare, lottare e crescere. Ognuno con le sue modalità, con le sue idee e con le sue passioni, ma tutti con lo stesso desiderio: essere migliori. Per poter essere migliori necessitiamo di una società migliore, capace di ascoltarci, una Città migliore, capace di valorizzarci e una politica migliore, che sappia dialogare e litighi di meno. Sono fiero di aver assunto il ruolo di segretario del Partito liberale radicale di Lugano e grato della fiducia che è stata riposta nella mia persona. Farò di tutto per imparare il più possibile da questa esperienza ma ancora di più farò di tutto per portare avanti la voce di tutti noi giovani. Sì, lo farò perché me ne importa, perché mi sta a cuore.

In queste prime settimane di lavoro, mi sono reso conto di quanto il tema Giovani sia sentito nel mio partito. Non solo a parole: c’è voglia di discutere e di dibattere su questioni concrete. E allora mi sento messo al centro dell’attenzione, ascoltato. Non vi nascondo che in alcuni casi mi sento anche caricato di responsabilità, in fondo sono giovane e devo imparare ancora tanto. Poi però questo senso di responsabilità diventa Care e allora mi butto, agisco. Tra le diverse tematiche di cui abbiamo iniziato a parlare, c’è quella legata all’ex Macello: l’abbiamo affrontata con serenità, senza pregiudizi, senza preclusioni ideologiche che non portano lontano. Ho avuto modo in passato di ascoltare e discutere con diverse persone che ruotano attorno a quella realtà. Una realtà molto variegata che mi ha mostrato come da una parte c’è chi cerca, legittimamente, uno spazio dove potersi esprimere al di fuori degli schemi più tradizionali e una parte che invece fa fatica a comprendere che in uno Stato come il nostro esistono regole di convivenza civile che vanno rispettate. Sono fiducioso e credo che trovare una soluzione necessiterà ancora di molto lavoro ma sarà possibile.

Ascoltando i racconti dei miei colleghi più grandi, mi sono reso conto di quanto una volta Lugano offrisse di più ai giovani: gli spazi dove trovarsi erano maggiori, come maggiori erano le occasioni per fare gruppo. Ce n’era per tutti insomma. Oggi, pur rimanendo una bellissima città, Lugano da questo punto di vista sonnecchia ed è diventata sorniona. Trovare locali che soddisfino le varie visioni, culture, mode, passioni, è difficile. Un vero peccato e questo non è Care!     

Allargando la visione, constato che oggi Lugano possiede una importante Università, di cui essere fieri, ma non si può ancora chiamare Città universitaria. E questo mi dispiace. Mi dispiace molto perché penso che l’Università e tutto ciò che ruota attorno ad essa possa essere una importante opportunità per uscire definitivamente da un insano torpore e tornare a essere la Grande Lugano. Una Lugano propositiva in grado di essere locomotiva trainante. Un modello da seguire in cui la qualità di vita è alta a beneficio di tutti, giovani e meno giovani.  

Lugano è bella e lo sarà sempre ma dobbiamo lavorare affinchè non diventi il treno su cui salire magari senza più tornare. Recentemente ho letto una proposta che chiede di versare 2500 franchi ai giovani che decidono di andare a vivere da soli per frenare l’esodo oltre Gottardo. Cifra che dovrebbe servire a finanziare il mobilio della nuova casa. L’iniziativa può sembrare anche accattivante e ha il pregio di portare in luce un tema su cui è giusto chinarsi. Ma io, sinceramente, non credo che sia compito della Città regalare sussidi. Questi soldi finiscono molto velocemente purtroppo e il giovane si ritrova esattamente da capo. Con dei mobili nuovi ma con gli stessi problemi. Nei prossimi mesi vorrei parlare con tanti giovani e capire quale sono le motivazioni che li hanno spinti a decidere di andarsene da Lugano e cosa potrebbe fare la politica per rispondere alle loro problematiche. Noi giovani non siamo semplicemente una parola per riempirsi la bocca in campagna elettorale. Noi giovani siamo Care! Insieme possiamo crescere e ridare a questa Città il futuro che merita.

Stefano Cassina, segretario PLR Lugano

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Stefano Cassina