29 Marzo 2024
PLR

Il sogno del Patto di Paudo, la solitudine e l’amore per la cucina

Il sogno del Patto di Paudo, la solitudine e l’amore per la cucina

Conosciamo meglio il presidente del PLR Alessandro Speziali oltre la politica – Una lunga serata informale parlando di tutto un po’ – I fornelli sono la sua passione e gli piace curiosare nel frigo altrui – Si descrive così: «Mai bellicoso e per nulla estroverso».

Gianni Righinetti

Ho incontrato Alessandro Speziali, il più giovane presidente della storia del PLR, nella fresca località di Paudo, dove vive alcuni mesi all’anno. Si descrive come un animale sociale, ma anche «solitario». Gli piace stare con sé stesso, adora la buona cucina e (giudizio personale) ai fornelli se la cava egregiamente. Il sogno nel cassetto? «Prima o poi avere un ristorante mio».

La strada non è delle più agevoli e a un certo punto mi arrendo: «Vieni a prendermi? Non credo di essere lontano, ma mi sono perso». Speziali arriva con la sua maneggevole Smart che guida come fosse un fuoristrada. Camicia casual a righe, bermuda e infradito mi indicano che si è messo perfettamente nella parte. La casa è al limite del bosco, sui Monti di Paudo, non si sente alcun rumore: gettando lo sguardo a destra si scorge la Riviera fino a Biasca, a sinistra il Piano di Magadino e pure il Locarnese: «Da qui si domina un po’ tutto». Lui armeggia, dalla cucina al terrazzo e per l’entrata in materia chiede: «Fermo o bollicine?». C’è un po’ di sottofondo musicale: «Non me lo faccio mai mancare, jazz, elettronica o classica ». Sul tavolino compaiono delle Cheddar Chips (inglesi, spesse e croccanti), gustose luganighe da assaporare crude con un giro di pepe Sarawak e una spuma di büscion, prezzemolo, scorza di limone e curry tostato: il tutto da gustare con grissini tirati a mano in una panetteria asconese.

La prima domanda è spontanea e banale: perché siamo qui a Paudo? «Perché questa è la casa che sento mia, mi è stata tramandata da mio nonno e non smetto mai di lavorarci per renderla più accogliente. Spero che un giorno la vorranno i miei figli, Elia (6 anni) e Paride (2 anni). Qui accolgo volentieri gli amici, ai quali fare assaggiare e giudicare le mie ricette, bevendo buon vino e parlando un po’ di tutto. È una sorta di simposio contemporaneo. Ogni tanto c’è qualche politico, ma questo è il mio rifugio e non il quartier generale del PLR, anche se si narra che mio nonno avesse una sorta di tavolo di sasso…».

Patto di Paudo

Tenete bene a mente la località di Paudo (resa celebre dagli Sgaffy) perché Speziali sogna un «Patto di Paudo» per serrare le !le con gli attori protagonisti della politica cantonale. Un po’ sulle orme del «Patto di Medeglia » promosso nel 2013 dall’allora presidente del

PLR Rocco Cattaneo, il quale aveva convinto il PPD di Giovanni Jelmini e la Lega di Giuliano Bignasca a essere della partita per una politica delle grandi intese. Il PS l’aveva definita una «sceneggiata grottesca». Doveva nascere un 4×4 della politica, ma fu solo un «triciclo». «Il patto che io immagino è federale. I cugini d’oltralpe direbbero “ borghese”, parola che per  qui in Ticino è carica di una connotazione quasi negativa. Sin d’ora invito tutti, da destra a sinistra, per uno scambio di idee quando ci saremo lasciati le elezioni alle spalle. Spero tutti tengano a mente che da soli magari si vincono le elezioni, ma solo assieme si fa il Ticino». Va bene, ma queste sono un po’ le solite tiritere della politica. Come si può essere uniti in molti se neppure voi e il PPD (oggi Il Centro) siete in sintonia? «Io non ho particolari problemi con Dad », replica Speziali sorseggiando lo Chardonnay. «Non mi nascondo: nel 2019 ero favorevole alla congiunzione, ma è finita molto male e non certo per colpa di Bixio Caprara. Anche oggi dovrebbe essere chiaro a tutti che il problema non sono i vertici. Ci siamo trovati in eredità le macerie di una scossa tellurica che, nel nostro caso, ha agitato tutta la base della piramide liberale radicale». Ma è tempo di girare le costine (marinate a secco, con paprika affumicata, fiocchi di peperoncino, tris di pepe, aglio e sale al rosmarino, bagnate con vino bianco) e il tema non è di quelli più adatti a una serata di questo genere.

«Presidente, non proprietario»

«Non guardo in casa d’altri, ma so cosa dobbiamo fare noi liberali radicali. Abbiamo davanti tante sfide affascinanti, come il mercato del lavoro, la sicurezza dell’approvvigionamento di energia o la lotta per una società libera. Il tutto senza perderci in calcoli elettorali che tolgono benzina al processo di rinnovamento, fatto di idee e persone ». Speziali d’altronde ha vissuto da vicino l’uscita di scena di Giovanni Merlini forse anche per effetto di quel matrimonio tra PLR e PPD. «Io guardo ai valori del PLR, sono il presidente, non il proprietario, non voglio servirmene, ma servire ».

A pranzo con Boas Erez

Ma chi metterà in lista il PLR per la corsa al Governo? «Puntiamo su Christian Vitta, che si è dimostrato un punto fermo per la cittadinanza durante la fase più difficile della pandemia. Il resto lo scopriremo in ottobre, nessuna scelta è già stata presa e confermata ufficialmente. Ma posso dire che vogliamo schierare 5 figure Alfa». Però sta facendo la corte a Boas Erez. «Non esageriamo, abbiamo pranzato alla luce del sole chiacchierando su tutto, dal dilagare del “correttismo” nel mondo accademico fino alla vita quotidiana del Ticino. Il mio compito, in generale, è anche di incontrare, assorbire, agire. Indipendentemente dalla stagione politica. Le assicuro che di questi pranzi ne faccio molti e mica metto tutti in lista».

Quella barba che smagrisce

Ma chi c’è dietro quella barba? «Beh, la barba la tengo perché un po’ mi smagrisce… Per il resto se devo parlare di me descriverei una persona mai bellicosa, non sono per nulla estroverso, sono un timido». E su questo c’è un aneddoto: «Quando in questa casa mio nonno riceveva persone, non salutavo e scappavo a nascondermi. Ero poco incline a dare la mano e spesso mi si redarguiva dicendo “impara a relazionarti con il mondo”». E oggi, da uomo pubblico, qual è il dovere più faticoso? «Dover essere all’altezza della situazione e dell’aspettativa della gente che, un po’ come voi giornalisti, ci vuole sempre in forma e ficcanti, senza cali di tensione. Ma siamo uomini e donne e talvolta, quando rifletto tra me e me, rimpiango un po’ di sano anonimato. Ecco perché qui a Paudo sto benissimo. Sono un po’ come degli anelli di Saturno, una SPA per la salute mentale».

Ristoranti stellati e grotti

Detto che la buona cucina è la sua passione, lo sono anche i ristoranti stellati di tutta Europa, nei quali «non mi è spiaciuto trovarmi in solitudine a gustare piatti complessi e vini eccezionali. Poi ( vietato sorridere perché lo ha detto con grande serietà, ndr) mi parlo delle sensazioni prodotte al palato e al gusto, sempre da solo. Anche quando ceno qui ai Monti o in un bel grotto». Aggiunge di tenere a mente una considerazione che ha letto: «Chi si annoia è perché non ha una vita interiore ». «Lo diceva il padre di Natalia Ginzburg ai suoi figli, in modo severissimo ma vedendoci probabilmente giusto». Ma da dove arriva la passione per la cucina? «Forse perché ho sempre fame, è uno dei bisogni primari. Il cibo è nutrimento ma anche alchimia tra cultura, curiosità e piacere. Quello a tavola è sempre un momento speciale, perché mangiare bene significa vivere bene. Ovviamente è importante la scelta dei commensali, che non lascio mai al caso (quando si può …), anche perché a tavola condividiamo frammenti spesso memorabili di vita». E questo già da studente quando a Losanna, dove si è laureato in Scienze politiche, era «il cuoco della truppa (compagni di appartamento e studi)». E qual è il piatto che cucina con più gusto? «Senza dubbio il risotto e in generale i primi, per la loro grande versatilità. Ma anche la carne (abbondantemente rossa)». Detto, fatto. Ci concediamo una pausa (per stappare un buon vino rosso malcantonese). Questo accompagnerà il piatto forte della serata: una tartare tenera e gustosa condita con una vinaigrette al limone e gin, parmigiano, avocado e basilico. «Amo andare in macelleria, con il suo profumo. E poi vuoi sapere cosa penso del cibo? Che è davvero iperdemocratico, come ci insegna la cultura italiana. Più o meno tutti, prima o poi, possono concedersi un buon vino e gustare un buon piatto. Sarà banale, ma è reale e a tavola puoi vivere anche la società nella sua complessità». E poi svela un retroscena: «Appena ho un po’ di confidenza e sono a casa di persone che conosco, amo guardare nel frigorifero. È un gesto che ti fa capire molto delle persone ». Speziali ha un grande sogno: «A 50 anni vorrei aprire un mio ristorante che vorrei curare di persona, di sicuro in maniera maniacale. La texture dei tovaglioli, gli allevatori della carne, la ghiaia della cantina del vino e magari anche una biblioteca ». Ma per ora restiamo con i piedi per terra a Paudo, «luogo che ha odori, colori e vibrazioni della mia infanzia. È isolato, ma non troppo. Amo trascorrere tempo qui con Elia e Paride ai quali dedico i weekend. Anche io ho un fratello, minore, al quale non davo botte (o comunque poche, non era nella mia indole) ma a cui facevo dispetti. Ogni tanto gli dico che così l’ho forgiato. A scuola non avevo problemi, forse ero un po’ secchione, ma solo in alcune materie. Come al ristorante, l’impegno era à la carte». In passato c’è stata moltissima Engadina, che lo affascina ancora oggi («terra che adoro, soprattutto l’Engadina Bassa, in un Cantone ruvido con puntuali eccellenze») e un po’ di attività sportiva mirata: sentieri o terra rossa con il tennis, lo sci e la bici.

La vacanza è mare

«Se dico vacanza, dico mare, che mi permette davvero di staccare. A partire dall’odore del primo autogrill che ti porta lontano dalla quotidianità». Vacanza è anche !gli, e della paternità dice essere «una fase di apprendimento e confronto». La paternità è «responsabilità, per i miei figli spero di essere un albero solo in parte protettivo, prestando attenzione all’ombra che non deve essere invadente ». I !gli di oggi e le nostre paure per il loro domani chiudono la serata: «Devono essere pronti a vivere in un mondo senza le certezze che hanno cadenzato la vita dei loro genitori e nonni. Un mondo nel quale devi essere in gamba. Crescono immersi nella competizione e in una realtà frenetica. E purtroppo il Ticino non è una terra per giovani, basta uno schiamazzo, una risata a tarda ora o un po’ di musica e si perde la pazienza. Io vorrei essere per i miei figli come una boa, alla quale fare capo in caso di difficoltà, giammai per trainarli. Saranno certamente migliori di me».

Alessandro Speziali: abbigliamento casual, un po’ di sana lettura e la vista dai monti di Paudo. ©TI-PRESS/SAMUEL GOLAY

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Alessandro Speziali