
Eufemisticamente la si potrebbe definire una reazione tiepida e cauta, in realtà sembrerebbe assumere i toni di una sorta di bocciatura anticipata per un progetto che è invecchiato prima ancora di poter vedere la luce. Di fatto, l’esteso fronte di scetticismo su cui si sono allineate le forze politiche cittadine, rispondendo alla sollecitazione del Municipio sul Polo congressuale, sta generando una potenziale situazione di stallo.
A scanso di equivoci ritengo necessario il Polo Congressuale a Lugano ma s’impone una profonda riflessione da affrontare con più pragmatismo che ideologia. Due coincidenze temporali sembrano messe lì proprio per invitarci a meditare sul problema: il recente, ennesimo successo del convegno sui linfomi e l’imminente anniversario del 50mo del Palazzo dei Congressi.
Che cosa serve davvero alla città oggi e se possibile in un futuro non troppo lontano? Un altro Polo o una struttura moderna e funzionale per cercare di mantenere e magari migliorare il nostro posizionamento sul mercato del turismo congressuale?
Una risposta semplice sottolineerebbe la netta distinzione tra attività fieristica (sul modello di Artecasa di un tempo) e qualunque congresso internazionale. Stiamo parlando di realtà con caratteristiche ed esigenze molto diverse: la prima, di largo uso e consumo pubblico, affamata di grandi spazi, per parcheggi, montaggio e smontaggio di strutture provvisorie (con relativo traffico), la seconda, di adeguata capacità, qualità di accoglienza, di supporto tecnologico e di servizi in generale.
Da una parte quindi il classico comparto fieristico, che in nessuna città occupa le porzioni più pregiate del territorio urbano e dall’altra un complesso moderno che faccia capo ad una sala principale con circa 2000 posti. Una semplificazione eccessiva? Forse, ma spero anche utile per tentare di capire in quale direzione dovremmo procedere.
Ritorno al Palazzo dei Congressi, che celebra il mezzo secolo di vita con una condanna a morte sul collo in ossequio alla visione della Lugano del 2050. E se invece provassimo a dargli nuova vita con un progetto architettonico di autentico valore, ampliandone volumi e superficie in direzione del Parco Ciani, collegandolo magari con soluzioni di pregio ad altre strutture esterne che potrebbero sorgere con un sacrificio di verde accettabile proprio in quell’area?
Sarebbe un’opzione economicamente più sostenibile e soprattutto più rapida da realizzare. Le fiere non hanno bisogno di una cattedrale e possono essere posizionate altrove se possibile laddove l’accesso fosse più facile. Al Campo Marzio (Nord e Sud) dovremmo ripensare con calma, rinunciando alla forzatura del pensiero “necessario”, fuori contesto in quel settore gli alloggi a pigione moderata e valutando l’ipotesi di una collaborazione con un grande gruppo alberghiero internazionale in grado di contribuire alla promozione dell’immagine turistica di Lugano.
Paolo Morel
presidente Sezione PLR di Lugano