13 Febbraio 2025
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Il PLR torni a vestire i panni di “head hunter” e di formatore di talenti

Il PLR torni a vestire i panni di “head hunter” e di formatore di talenti

Intervista a Paolo Morel di Alberto Lotti. Pubblicata su LIB – Mensile del Partito Liberare Radicale Ticinese n°27, gennaio 2025. www.libmag.ch

Sguardo su presente e futuro di Lugano con Paolo Morel, presidente della locale sezione del partito. Tra attualità politica e prospettive per la Città e per il Cantone di fronte ad una situazione finanziaria molto diversa rispetto al recente passato.

Lo scorso mese di ottobre Paolo Morel è stato confermato alla presidenza del PLR di Lugano, con un mandato focalizzato sul rinnovo della sezione e sul rispetto del programma elettorale con particolare attenzione alle finanze cittadine e alla pianificazione del territorio. È passato dalle parole ai fatti al momento di approvare il Preventivo 2025 della Città, quando si è opposto ad un deficit di ventiquattro milioni a fronte di nessuna manovra di riequilibrio. Solo di recente, ad inizio 2022, Morel è tornato alla politica attiva, che aveva lasciato nel 2000 al termine del mandato nel Consiglio comunale di Breganzona, dove era presidente della Commissione della gestione e vicepresidente di GLRT. Una pausa di ventidue anni dedicata alla professione ed in particolare alla crescita del gruppo di società di consulenza fiduciaria che a lui fa capo. Del resto, Paolo ha da sempre prediletto il lavoro indipendente, fin dai tempi dell’Università, prima Berna e poi Neuchâtel, quando fondò una “Junior Entreprise” volta a coinvolgere gli studenti in progetti di consulenza a favore delle aziende. Osservando il suo ufficio di viale Franscini, al secondo piano di uno dei pochi palazzi d’epoca giunti fino a noi, possiamo intuire la natura dei suoi interessi, a cominciare dalle fotografie che dimostrano l’importanza della famiglia. Seguono un grande esemplare di pittura balinese della scuola di Ubud a simboleggiare l’amore per i viaggi, un ritratto di Gilles Villeneuve e un cap di Valentino Rossi indicatori della passione per i motori ed infine il gagliardetto della sezione PLR di Lugano. Una rapida riflessione su quanto l’ufficio ci dice sulla personalità di Morel ed eccoci pronti per l’intervista.

Signor Morel, a Lugano la squadra PLR si è notevolmente rinnovata a partire dalle ultime elezioni comunali. Anche in politica, come nelle aziende, è necessario ricercare e formare il talento e pianificare le carriere?

«Sì, è necessario. Nella società moderna è difficile individuare persone desiderose di impegnarsi per raggiungere un obiettivo comune. È un tema generale che ci troviamo ad affrontare nell’ambito di ogni tipo di associazione. A tal proposito le posso citare un esempio personale.
Da qualche tempo sono attivo negli InSuperAbili, associazione che ha lo scopo di offrire e incentivare la pratica di discipline sportive e di attività ricreative per persone con disabilità. Recentemente InSuperAbili si è fusa con un’altra entità dagli obiettivi simili, non certo perché le mancassero mezzi e opportunità, ma per anticipare potenziali difficoltà di reperire volontari motivati. Ecco, la stessa sfida si pone alla politica. Il PLR deve saper ricercare e trovare soluzioni organizzative atte ad affrontare e vincere questa sfida ed è proprio quello che ci proponiamo di fare. Il 25 gennaio abbiamo organizzato un workshop con i presidenti delle nove sezioni PLR di Lugano per capire come strutturarle nel futuro. Da una parte siamo favorevoli a mantenerle perché ogni momento di incontro crea valore. Dall’altra, se l’antenna non riesce ad emettere segnali forti bisogna sottoporla ad una revisione, oppure trovare altre vie per presidiare il territorio e generare partecipazione edentusiasmo. Una riflessione analoga è in corso
nel Distretto di Lugano che si domanda se abbia o meno senso insistere sui circoli. Solo organizzandoci meglio potremo affrontare il tema della rappresentanza del PLR del luganese a livellodel Cantone, che è troppo limitata rispetto alla rilevanza della regione. Questo avviene non a causa degli altri distretti, bensì per demerito nostro, che non ci siamo concentrati a sufficienza sul futuro in materia non solo di temi, ma anche di persone. Tocca al Partito preparare i politici di domani, a Lugano questo non sempre è avvenuto, seppur in buona fede. Il potere è rimasto nelle stesse mani per molto tempo bruciando più generazioni e creando, di conseguenza, un problema che si tramanda al presente.
Con una base di sostenitori che si restringe, il Partito deve tornare a svolgere una funzione di “head hunter” e di formatore. Lo deve fare in modo nuovo rispetto al passato, basandosi non più sul grasso che cola, quando avevamo la scelta di validi politici, ma su figure che vanno aiutate a crescere nel tempo, cui va lasciato spazioe visibilità. Anche per questo, abbiamo iniziato a riflettere sulla creazione di una scuola di formazione politica, basata sul contributo di strutture esterne oltre che su incontri con figure di fede liberale che discutano con la nostra base temi e strumenti della politica. Per affermarsi, ai grandi appuntamenti elettorali bisogna arrivare preparati e con squadre conosciute, capaci e rodate».

In occasione del Preventivo 2025 della città di Lugano il PLR si è profilato in maniera forte. Come è andata?

«Che i contenuti del Preventivo abbiano causato un malessere generalizzato in tutti i partiti è un dato di fatto, basta leggere le rispettive prese di posizione. Per ognuno dei gruppi in Consiglio comunale si è trattato di scegliere: perseverare nella ormai consueta modalità attendista, oppure dare un chiaro segnale di discontinuità.
Dopo aver proposto per anni critiche costruttive e pacati inviti all’azione cui non giungeva risposta nei fatti, per il PLR era il momento di cambiare marcia e di battere i pugni sul tavolo. Che alla fine un preventivo con ventiquattro milioni di deficit sia passato non costituisce certo una sconfitta liberale. È invece vero il contrario, il nostro obiettivo era mettere il Municipio di fronte alle proprie responsabilità e, credetemi, ci siamo riusciti.
Votando no all’unanimità e giustificandone con chiarezza il perché, il Partito si rafforza verso gli elettori, difende la coesione interna e lancia un chiaro messaggio al Municipio cui si chiedono soluzioni concrete e chiarezza sulle priorità siano esse politiche o negli investimenti. Se le soluzioni che auspichiamo dovessero arrivare, saremo pronti a votarle con entusiasmo. Ma se ancora una volta non succederà niente, prenderemo l’iniziativa del risanamento portando avanti tutte le azioni politiche necessarie, per cui
votando no abbiamo creato i presupposti».

Un provvedimento che avete contestato con forza è l’aumento del moltiplicatore per le persone giuridiche. È una storia complicata, ce la può spiegare?

«La storia non è poi così complicata, la possibilità di differenziare il moltiplicatore fra persone fisiche e giuridiche a partire dal 1° dicembre 2025 nasce nel lontano 2019 con l’approvazione da parte del Gran consiglio delle misure cantonali d’attuazione della Legge federale sulla riforma fiscale e sul finanziamento dell’AVS (RFFA).
Conseguentemente all’abolizione degli statuti speciali, si rendeva necessaria una revisione generale dell’imposizione delle persone giuridiche rendendola più concorrenziale, pena la fuga degli investimenti dalla Svizzera e dal Ticino. Il moltiplicatore differenziato mirava a dare ai Comuni uno strumento competitivo per attrarre e trattenere aziende sul proprio territorio. Il problema è che troppi Comuni, Lugano compresa, non hanno sfruttato i cinque anni intercorsi per prepararsi al nuovo regime fiscale delle persone giuridiche e per sfruttare le opportunità che offre. Ne conosciamo la conseguenza. Una moratoria di cinque anni, approvata dal Gran consiglio contro l’opinione di molti suoi esponenti liberali ha affossato la differenziabilità del moltiplicatore delle persone giuridiche verso il basso, lasciando però libera quella verso l’alto. Ed è così che il Municipio di Lugano ha deciso di elevarlo per le imprese dal 77 allo 82%. Una misura inaccettabile per il PLR cittadino e che ha fatto turare il naso anche ad esponenti di altri partiti, che però non hanno avuto il nostro stesso coraggio al momento del voto. Una scelta, quella di Lugano, che non sarà facile spiegare alle aziende presenti sul nostro territorio se non la si affiancherà a risparmi dell’ente pubblico».

Come procedere in un contesto di risorse scarse su temi strategici quali gli investimenti, il pubblico impiego e la cultura?

«Ho già avuto modo di dirlo in altre occasioni. In molti ambiti paghiamo le conseguenze della ricchezza degli ultimi quarant’anni, un fatto positivo che ha però portato a comportamenti e decisioni che oggi divengono insostenibili per la società e che vanno sottoposti ad una realistica revisione. Revisione che deve essere ragionata e che deve garantire giustizia ed efficienza, eliminando
nel contempo gli eccessi. Come nella favola della cicala e della formica, alla fine viene l’inverno e le istituzioni si ritrovano nella situazione di non aver accumulato quelle riserve che invece sarebbero necessarie per finanziare investimenti anticiclici. Parlando di investimenti, il grande progetto da portare a termine è il PSE, mentre pensare a un nuovo polo congressuale con queste finanze è probabilmente prematuro. Del PSE mi preoccupa non tanto la realizzazione, quanto la gestione successiva al suo completamento.
La politica deve smettere di fare l’imprenditore, non è il suo compito. Deve invece rivolgersi ai privati, valorizzando quello che abbiamo offrendo terreni in concessione e incassando affitti, oltre che imposte. In questo discorso potrà rientrare la privatizzazione (parziale o totale) di alcune attività della Città. Non mi oppongo a priori alla vendita di “gioielli di famiglia” ma non per far cassa e pagare la spesa corrente.
Passando al tema dell’impiego, è inevitabile che il rispetto per il lavoro dei collaboratori del settore pubblico non escluda una politica di revisione dei metodi e di ottimizzazione del costo del personale. Il dibattito sull’efficienza dell’amministrazione dev’essere interpartitico e non va in alcun modo lasciato solo alla destra. È anche questo il motivo per cui, assieme a due colleghe liberali, ho deciso di entrare nel comitato dell’Iniziativa “Stop all’aumento dei dipendenti cantonali”.
Della sua domanda non voglio però dimenticare l’ultima parte, più precisamente la cultura. L’investimento in cultura è un’opportunità per tutti e un bene comune che dobbiamo proteggere. Ma anche qui i conti devono tornare, non necessariamente pareggiarsi perché in gioco c’è altro, ma l’impegno finanziario va focalizzato sui servizi a larga fruibilità, lasciando le altrettanto interessanti nicchie ad un maggior coinvolgimento dei privati. Il mio pensiero è riassunto in un discorso attribuito ad Abraham Lincoln, che mi piace citare in conclusione. “Non puoi portare prosperità scoraggiando la parsimonia, non puoi rafforzare i deboli indebolendo i forti, non puoi aiutare i lavoratori se colpisci i datori di lavoro, non puoi favorire la fratellanza incoraggiando l’odio di classe, non puoi restare fuori dai guai spendendo più di quanto guadagni, non puoi costruire il carattere ed il coraggio privando l’uomo dell’iniziativa e dell’indipendenza, non puoi aiutare gli uomini facendo sempre in loro vece ciò che dovrebbero fare da soli».

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